Al di là di azioni di lieve contenimento o di moderato ostracismo, forme di ostilità soltanto apparenti, l’attuale sistema di potere favorisce ogni forma esistenziale alternativa a quella oggi prevalente. Dal misticismo della new age, fino al rientrante nazionalismo patriottardo, si tende a valorizzare, dando spazio e visibilità, ogni forma di (presunto) distacco dal mondo attuale. In realtà, cosi facendo, si favoriscono situazioni illusorie, che fingono prese di distanza dall’odierna civiltà, parodiando forme autentiche di contrapposizione, che se reali e non virtuali, rappresenterebbero un concreto pericolo per coloro che sostengono questo mondo, così concepito, per proprio interesse.

Attraverso il mito del progresso e della modernità, della inevitabile età tecnologica che il mondo aspettava da sempre, le forze propulsive della disgregazione mondiale hanno “convinto ogni essere umano che l’attuale condizione del pianeta era l’unica che si potesse verificare, quasi che fosse già scritta nel destino del l’uomo”. Questi “miti ne- gativi” rendono inevitabile, a chi sente estranea e distante l’attuale civiltà, la scelta per delle forme di rivolta virtuale, fintamente contrapposte ad altre con la stessa natura artificiale, dalle quali si distinguono per lievi differenze, quasi sempre di carattere prevalentemente economico, sociale o di morale spicciola. In questi fenomeni di finta contrapposizione, niente avviene su piani assoluti, metafisici, ideali, di visione totale del mondo, bensi ad un livello più basso, di semplice differenziazione formale, di una sorta di variazione sul tema dominante: quello della civiltà moderna. Ecco dunque che, a titolo esemplificativo, i dualismi nazionalismo o internazionalismo, pacifismo o interventismo, liberalismo o corporativismo, appaiono in tutta la loro sterilità, se si pensi che nessuna di queste dimensioni è nient’altro che contingenza di fronte al livello principale e centrale dei valori che devono animare la vita degli uomini e di conseguenza determinare la fisionomia del pianeta.

Nessuno oggi parla di monarchia, eppure per millenni il re, od una figura ad esso assimilabile, è stato il centro di tutte le civiltà. L’aristocrazia è concepita come una specie di corporazione tirannica, e non come la rappresentanza popolare dei migliori, i più validi. La religione viene considerata una dimensione esterna all’uomo, alla quale andare fideisticamente incontro per parodiare antiche dimenti dimensioni sacre. La tecnologia ed il progresso, nonostante i disastri cosmici, sono dei punti fuori discussione, pena la definizione di “astrattismo”. A nulla vale ricordare la fisionomia ecologica del mondo di soli cento anni fa e quella interiore dell’uomo del medioevo cavalleresco o della Tradizione italica e romana. Fantasie. Vogliono che ci si occupi della realtà, che naturalmente è la loro realtà devastata e non la nostra realtà solare.

Questo è frutto di uno sconvolgimento mentale dell’uomo, che è stato determinato dalle stesse forze della sovversione, per creare dei circuiti di annullamento delle residue memorie, mentali e profondità, dei pochi ancora in possesso di lucidità. Con la realizzazione di questo fenomeno, vediamo veicolare, verso la passività, delle vere e proprie energie, rappresentate da tutte le persone che, spesso non sapendo in nome di che, sentono confusamente il bisogno di liberarsi di qualcosa che gli sta scomodamente addosso. In questa fase di iniziale e spesso disordinato dissenso, gli organismi difensivi di questo sistema si attivano, e prima che queste pulsioni possano crescere e diventare conoscenze profonde, tali da identificare con precisione le origini degli sconvolgimenti e dare vita a forme di opposizione profonda e radicale, propongono canovacci già visti, con riferimenti parodistici ai valori che vorrebbero rappresentare. All’assetato, nel deserto, offrono acqua avvelenata!

Oggi calcano la scena soprattutto tre tipi umani, che presumono di interpretare modi diversi di intendere la vita; la maggior parte degli uomini pensa di non aver alternative, di poter vivere soltanto come uno di questi tipi, e nello scegliere di essere uno di questi e non l’altro, crede di aver esercitato il proprio diritto di uomo libero. Ognuno di questi tre tipi è classificabile come sovversivo, quindi menomato, decadente e peggiorativo delle sue potenzialità naturali, secondo una valutazione di tipo tradizionale, ovvero confrontandosi con il mondo dei valori delle origini. Esiste però, per creare quel corto circuito di cui parlavamo, una differenza labile e superficiale, sottile ed efficace, che può farci classificare questi tre tipi umani come: sovversivo/sovversivo, sovversivo/suggestivo e sovversivo/tradizionale. Il primo corrisponde all’uomo liberale, capitalista e materialista di stampo borghese che rappresenta l’evoluzione storica del mercante o del professionista del medio ceto che, con il rinascimento e poi con la rivoluzione francese, assurge a figura centrale della società europea. Questo tipo umano e la relativa visione del mondo non hanno scampo sotto ogni profilo. Sovversione allo stato puro, l’antitesi della normalità; e la definizione stessa di subumanità sembra esser nata per definire gli uomini che, dalla vita così concepita, vengono ridotti in questo stato. Il mito del danaro, del possesso e dell’accumulo della ricchezza scandisce i ritmi della sua vita.

La personalità viene completamente annullata, e ad essa va a s sostituirsi una entità astratta che viene valutata in base al proprio profilo economico e sociale. L’uomo cosi ridotto serve alla funzione primaria che sostiene questa società, e cioè l’affermazione della centralità dell’economia nella vita, e della successiva laicizzazione e materializzazione di ogni forma di aspirazione profonda. Questi si agita infelicemente, e nel cercare la propria “realizzazione”, consuma la sua vita lavorando come un ossesso, rimandando ripetutamente il raggiungimento di questa “felicita” al giorno in cui potrò essere un affermato professionista o proprietario di qualcosa, in genere una casa, un negozio, una villa al mare o altro di simile. Per realizzare questo sogno esistenziale, nutre proprio i circuiti finanziari che hanno ideato per lui quel tipo di vita, e che dalla sua demonia ed ossessione, in maniera vampirica, alimentano il proprio potere.

Il secondo tipo, il suggestivo, nasce quale apparente tentativo di rimediare ai guasti capitalisti, con un rifiuto, se si vuole affascinante, dei valori ipocriti della borghesia. Oscilla tra i sogni di giustizia materiale e quelli di infatuazione mistica e naturalistica. Si concede spesso ad utopie tristi del tipo “torniamo alla natura”, nella logica materialistico-naturale tipica della new age. Per il suo anticonformismo ideale, spesso molto conformista, rappre senta generalmente il primo percorso della vita di un uomo medio, che, solo successivamente, si trasforma nel primo tipo sovversivo. Ecco che questo tipo appare sotto le spoglie del giovane contestatore, che non ama il potere e che vaneggia di società anarchiche ed autoregolate, che rifugge ogni distinzione tra uomini, in particolare quelle dettate da differenze economiche, ostentate attraverso il possesso di beni. Questo tipo di percorso sovversivotende a ritardare quanto più possibile la trasformazione del tipo alternaivo in tipo borghese, anche se fatalmente confluisce in esso.

I guasti creati da questo tipo umano sono incalcolabili, e permangono quale substrato di degrado interiore nella coscienza di gran parte degli uomini, sotto forma di disordine mentale e spirituale, e disadattamento sociale. Il terzo tipo, il sovversivo/tradi- zionale, sembra antitetico, ed in alcuni casi lo è, ai due precedenti, in quanto il materialismo non appartiene alla sua prospettiva, che conserva larghe parti di idealismo puro e di apparente spiritualità. Anche questo tipo umano i cui valori e riferimenti, se presi individualmente, sono spesso largamente condivisibili, denota un’origine essenzialmente profana, triste e decadente, essenzialmente moderna e anch’essa parodistica, rappresentando nient’altro che un ricordo sbiadito dell’uomo eroico dell’età olimpica.

La sua patria non è l’insieme delle tribù delle origini italiche, né il ricordo delle comuni origini iperboree. Non nasce dalla restaurazione romana ed imperiale di Augusto, o dai valori del medioevo ghibellino. È una piccola patria chiusa in se stessa, secondo la migliore tradizione dei nazionalismi moderni, figli delle aggregazioni politiche, spesso artificiali e d’origine massonica, e lontani dagli antichi vincoli di appartenenza del mondo Tradizionale. È la patria autarchica, dell’indipendenza economica, ma dal legame sottile con chi l’economia l’ha deificata e posta al centro della nostra vita. In questa ottica essenzialmente decadente si concepisce lo Stato come qualcosa di soparato dal Sacro, nel tipico dualismo temporale/spirituale che caratterizza le nostre moderne società.

La famiglia a cui il sovversivo/tradizionalista si rifà, non è l’aggregato delle origini, che con il proprio focolare costituisce, insieme alle altre famiglie unite nelle Gens, il centro della vita politica e sacra. È la famiglia proletaria, orrendo termine di origine socialista e materialista, che trova la sua distinzione in un ambito essenzialmente economico, e non nell’arcaica differenziazione tradizionale del valore e della funzione.

Che dire poi del Dio del motto ottocentesco, se non che è ormai il Dio di una religione borghese e conformista, parodia del sacro, incapace ormai di resistere ad ogni deriva progressista che oramai ne influenza il futuro. “Il tentativo cristiano di dare all’Occidente una tradizione religiosa, non può che consi derarsi fallito… il cristianesimo oggi non vale alle genti che come una piccola fede e una morale che tutti professano e che tutti tradiscono, mediocre e borghese nel cattolicesimo, depotenziata e stimolante di realizzazioni pratiche e di intransigenze sociali nel protestantesimo” (J. Evola, Noi antimoderni, La Torre, ed. Il Falco). Ecco quindi che le tre visioni di tipo sovversivo, nella loro illusione di libertà e scelta, appaiono come tre pacchi di biscotti, di marche diverse ma tutte di proprietà dello stesso finanziere, tristemente disposti su uno scaffale di un supermercato.

Uno sciocco consumatore sceglie, evita quelli grassi e quelli dietetici, e riafferma la tradizione comprando quelli fatti nel mulino (virtuale) con la ricetta della nonna (virtuale), prendendo parte alla parodia del mangiar sano come una volta. Un mercante avido e camuso, da una telecamera, si gode la scelta, qualunque essa sia, perché questa sta avvenendo, a suo vantaggio e tra i suoi scaffali.

Questo è il tempo per dire, a chi ha ancora un po’ del proprio cervello e del proprio cuore liberi, di fuggire le trappole, le false alternative, i miraggi consumistici, naturalistici e rivoluzionari. Di lasciare i loro percorsi e di incammi narsi decisamente verso una strada, difficile quanto esaltante, di libertà assoluta. Gli ultimi uomini liberi lascino il deserto per cercare le querce, che immobili e solenni attendono nei luoghi primordiali. Noi saremo lì ad attenderli.

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