Il Solstizio d’Inverno, nei suoi molteplici significati, incarna il principio di un nuovo inizio, di una rinascita. L’uso di festeggiare la risalita del Sole, l’inizio dei giorni con maggior luce, è più antico della nascita delle civiltà del mediterraneo di origine nordico-orientale, e si perde nella notte dei tempi, quando la mitica Patria Iperborea era la sede delle popolazioni oggi definite “arie” o “indoeuropee”. Molto probabilmente era quello il giorno in cui, per la prima volta, un filo di luce appariva dopo mesi di buio.

Prima che i nostri Avi raggiungessero le splendide terre che abitiamo da millenni, nella Patria primordiale avvolta dal mistero e custodita nel cuore, la prima luce visibile, in questo giorno magico, si mostrava timida all’orizzonte. Il perenne rimanifestarsi della luce dell’astro divino, dopo il lungo sonno autunnale, infondeva speranza, gioia ed entusiasmo agli uomini che ne attendevano, ancora una volta, la rinascita. Essi così impararono che, durante il lungo buio, mai si deve dimenticare che gli Dei, al momento giusto, ci regaleranno, ancora una volta e per sempre, luce e calore, forza e speranza. Che la luce dei primordi possa riemergere, qui ed ora, ovunque e per sempre, nei nostri cuori. Questo dovrebbe essere il miglior augurio da rivolgere a noi stessi ed a chiunque altro.

La luce si diffonde e le tenebre arretrano: dentro di noi e nella realtà visibile. Ma il riaffiorare dei raggi del Dio luminoso, sposo della Luna cara alla Dea, costituisce, appunto, solo un inizio.

Tutta la nostra vita potrebbe essere orientata secondo i principi di una sacralità che, di norma, dovrebbe essere presente nella nostra vita quotidianamente.  Si festeggi quindi, nel periodo dedicato ai Saturnalia, ricordando che Festa deriva da Vesta, e che il Sacro non si manifesta solo una o poche volte l’anno.

L’insieme di riti e cerimonie che, come nel caso del Dies Natalis Solis (che a Roma veniva celebrato in un giorno diverso dal solstizio astronomico), permettono di interagire col modo invisibile, celato nel nostro animo oltre che posto intorno a noi, si chiama appunto Religione, ovvero “nuovo inizio”, come ci insegna Cicerone.

Senza gli insegnamenti e le tradizioni, senza i riti che sono alla radice della nostra storia e del nostro popolo, non esiste sacralità, ma solo finzione, parodia, materialismo, buio, confusione.

La Religione dei Padri, ovvero Mos Maiorum, Pietas, Pax Deorum, costituisce l’insieme delle forme d’approccio al Sacro della nostra Tradizione italico- romana, che non è l’unico modo in assoluto per interagire col mondo visibile (queste sono pretese monoteistiche), essendo piuttosto la forma, la nostra forma, che oggi permane inattaccabile, essendo fondata sul sangue, sulla terra che abitiamo, sulla nostra storia Patria e sulla memoria dei nostri Antenati.

Che il Fuoco acceso al Solstizio possa rimanere vivo per tutto l’anno, questo è il miglior augurio che ci si possa scambiare, invitando tutti coloro i quali festeggiano questa ricorrenza ancestrale, a ricordare che il Sacro e la Religione dei Padri sono altro rispetto a celebrazioni “una tantum” di stampo rievocatorio.

Adoperiamoci affinché tutto ciò diventi realtà perenne. Più Fuochi si accenderanno, per rimanere eternamente accesi, più l’ombra si vedrà costretta ad arretrare.

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