“Se si sente di dover colmare un vuoto interiore, come spesso accade, l’inizio del cammino di ripristino individuale, da non doversi definire o prospettare e confondere con un “percorso iniziatico” (atteso che, comunque, tutto ha un principio, un inizio), può essere costituito dalla ripresa dei culti privati della nostra Tradizione avita, nella quale l’uomo è Vir in quanto partecipe del Fuoco dei Lari, e sacerdote delle famiglia insieme alla sacerdotessa moglie vegliata da Iuno Lucina, che vigila e custodisce il Fuoco.

E’ il culto degli eroi, officiato attraverso la dottrina del superamento della propria condizione umana. E’ il culto del coraggio e della dedizione, che qui però non viene osservato in modalità astratta, filosofica o ideologica. Il culto privato trae i valori dalla loro condizione empirica, astratta, disordinata e li incarna nelle liturgie domestiche, familiari ed individuali.

Pensare che il Culto del proprio Genio, del Genio dei propri Antenati, del Fuoco dei Lari, sia una pratica “rottamata” (sono parole più volte sentite, in privato ed in pubblico), un esercizio inutile perchè aderente ad un modello sociale e religioso lontano nel tempo, significa non percepire l’ordine perenne che vive in una dimensione intangibile ed atemporale.
Sono gli uomini che smettono di percepire la propria natura stellare, abbandonando un ordine costituito sui culti, grazie agli insegnamenti dei propri Avi (Mos Maiorum).

Questo limite percettivo determina la regressione interiore umana, non l’estinzione della Tradizione, che è intangibile, eterna, perenne ed inestinguibile. Il culto degli antenati, degli avi lontani e dei parenti conosciuti in vita, segnava presso le popolazione italiche e per il mondo indoeuropeo in genere, la massima espressione del culto privato, intendendosi esso come individuale e di gruppo all’interno della Famiglia, la prima istituzione religiosa “concepita” dall’uomo.

Lo Stato e le altre istituzioni, anch’esse da intendersi di natura e fondazione Sacra, fusione di volontà umane e divine, vennero create successivamente, attraverso una cessione di sovranità sacrale, come ben incarnato dal Fuoco di Vesta, istituito come simbolo unitario dei Fuochi dei Patres. In esso, oltre che gli spiriti della Stirpe si onorano le entità del luogo consacrato, i Lasi, i propri antenati, i Penati, gli spiriti del territorio circostante, i Compitali, i Mani, il proprio Genio.

L’esercizio liturgico costante ed interiorizzato della Religione dei Padri produce un effetto benefico e lievitante per la propri anima, essendo questo l’unico percorso possibile e naturale per approcciare al sacro, basato sugli elementi che costituiscono il collegamento tra gli uomini ed il sovramondo: sangue, terra, lingua, patto con gli Dei, legge, Stato.

La pratica della propria, naturale e legittima tradizione rituale familiare, in alcuni casi è foriera di successivi sviluppi profondi per coloro i quali possiedono le qualità per portarsi ulteriormente avanti nella ricerca spirituale, senza però essere slegata dalla propria dimensione religiosa primordiale, all’interno della quale ogni altra aspirazione superiore trova posto naturalmente”.

Tratto da “La perenne linea porpora”, I Dioscuri.
Edizioni “I libri del Graal”.

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