Le illusioni moderniste annebbiano il cervello. L’ossessione tecnologica, che ci accarezza per sedurci alla maniera delle prostitute d’alto bordo, è ben collocata nel cervello di buona parte dell’umanità. Negli ultimi secoli, e potremmo dire anche millenni, nessuna risposta postiva e risolutiva è stata fornita per contrastare l’azione di forze oscure che hanno un solo obiettivo: divorare, nutrisrsi, saccheggiare ogni energia, sia essa di natura umana, animale o vegetale. Un enorme potenza infera si è mossa dal suo epicentro fetido per procedere in ognuno dei quattro angoli del mondo con il solo intento di distruggere. Non è un Dio, non ha le fattezze di una divinità: è una ctonia e larvale entità sub-lunare, che per esistere e sopravvivere ha bisogno di sangue, energia psichica sottratta, prana. I patti sconsiderati che sono stati stipulati con questa entità mortifera hanno prodotto la modernità, l’agente distruttivo dai mille tentacoli filosofici, religiosi ed ideologici. Quando parliamo di socialismo e liberalismo, giacobinismo e democrazia, progressismo e conservatorismo, cercando ricette per la felicità dell’umanità, pensiamo ed agiamo all’interno di uno dei suoi cortili, le immense stanze sigillate che la modernità ed i suoi inventori hanno destinato allo sfogo interiore e mentale delle masse ipnotizzate, dalle quali tratte l’energia della quale si nutre il vorace vertice invisibile.
La catarsi interiore individuale, la purificazione mentale da operarsi, deve portare all’individuazione del confine tra il nostro mondo ed il mondo moderno. Essi non si situano lungo una linea orizzontale che ha visto il primo esaurire la propria funzione ed il secondo subentrare “naturalmente”. Non sono, il mondo della Tradizione ed il mondo moderno, la vecchiaia del mondo e la sua giovinezza. Sono la vita contro la morte, la salute contro il tumore, la ricerca della felicità contro le ossessioni che portano alla follia. Non possiamo prender parte di nessuna idea politica, filosofica o religiosa che non contenga la consapevolezza che è in corso un programma di distruzione totale di ogni forma di energia spirituale, della quale, in diversa misura, sono portatori gli uomini, gli animali, le piante, i mari ed i fiumi ed ogni altra forma di vita del pianeta che oggi viene utilizzata come cibo da forze oscure che vanno fermate, dissolte, rispedite negli inferi bui dai quali sono stati tratti da uomini sconsiderati per sottrarsi al loro naturale destino di schiavi.
La lotta e la guerra sono totali: chi agirà pensando “parzialmente” sarà, consapevolmente o meno, un agente del nemico.
Francesco Di Marte.
A tre anni dal sacrificio di Edwin Chota e dei suoi fratelli.
“Edwin Chota, l’attivista peruviano noto per le sue azioni di difesa dell’Amazzonia dalla deforestazione è stato ucciso insieme ad altre tre persone che facevano parte della tribù degli Ashenika.
Il suo impegno era volto a contrastare il narcotraffico di cocaina lungo le vie fluviali e la deforestazione illegale. Lo scorso agosto, insieme a Jorge Ríos Pérez, Leoncio Quinticima Melendez e Francisco Pinedo, era partito per un viaggio attraverso la foresta per incontrare alcuni leader indigeni del Brasile.
Gli omicidi sarebbero avvenuti a fine agosto in un’area difficile da raggiungere e la conferma della notizia sarebbe arrivata solo nelle ultime ore. Edwin Chota aveva 54 anni e faceva parte di una tribù indigena dell’Amazzonia, distribuita in parte in Perù e in parte in Brasile.
Gli attivisti sarebbero stato uccisi mentre attraversavano un fiume, con l’intenzione di raggiungere la località di Sowato. I responsabili potrebbero fare parte di un gruppo di taglialegna illegali o di narcotrafficanti, dato che gli attivisti lottavano proprio contro questo tipo di azioni fuori legge.
Si tratta comunque al momento solo di ipotesi. Per volere del Presidente peruviano si è ora formata una commissione d’indagine con l’obiettivo di individuare i responsabili. Inoltre, non sono mancate le accuse rivolte alle forze dell’ordine da parte delle autorità giudiziarie peruviane.
Le autorità non avrebbero mai agito contro la deforestazione e il narcotraffico, nonostante le numerose segnalazioni. Secondo quanto riportato da Survival International, le vedove delle vittime si sono messe in viaggio per tre giorni attraverso la giungla e sono arrivate alla città di Pucallpa per richiedere un’azione immediata da parte delle autorità peruviane, affinché i colpevoli vengano assicurati alla giustizia.
Ora le donne della tribù Asheninka di Saweto starebbero prendendo su di sé la guida della comunità per continuare a la battaglia per la salvaguardia del territorio e dell’ambiente, per il bene dei loro figli. Edwin Chota era ben noto tra gli attivisti indigeni. Aveva dedicato tutta la sua vita ad evitare che il disboscamento illegale distruggesse la sua casa, l’Amazzonia.
Negli ultimi anni Chota aveva ricevuto minacce di morte proprio da coloro che si occupavano del disboscamento illegale, ma le autorità non sono mai intervenute per proteggerlo, a parere dell’Aidesep. Ora il Ministro della Cultura del Perù ha assicurato che una squadra di Governo arriverà a Saweto per fare luce sugli omicidi”.
Tratto da “greenMe”