Non dite che “siamo pochi” e che la battaglia è troppo grande per noi.
Perché non vogliamo perdere il tempo d’una vita intera per aspettare le condizioni “più vantaggiose” per dare battaglia.
Non dite che “siamo soli” perché da tempo abbiamo cercato l’unica compagnia che ci interessasse e ci potesse restare utile, quella della gente come noi che non intende restare in ginocchio a guardare l’ingiustizia che passa e che vince.
Dite forse che sono poche due o tre nubi nel cielo ventoso di marzo? In un momento si estendono ovunque, guizzano i lampi, scoppiano i tuoni e la pioggia scende a dilavare il mondo.
“Non dite che siamo troppo deboli” perché siamo armati della nostra rabbia, della nostra volontà e delle nostre decisioni in un mondo imbelle di indecisi, di indifferenti, di panciafichisti.
Dite soltanto che siamo quelli di sempre e che abbiamo attraversato e superato, ancora vivi, il momento più buio e rialzato gli occhi a guardare il sole che brilla sui cieli d’Europa.
Dite che siamo ancora qui, nonostante tutto, nonostante il mondo, a montare la guardia a ciò che nessuno dovrebbe mai dimenticare. Con l’arme al piede. Sereni ma pronti. Calmi perché forti. E disciplinati in fronte al nemico di ieri, di oggi, di sempre.
E ditelo, ditelo pure a tutti che non cederemo il passo e che prima o poi scenderemo in campo. Per ripulire il mondo, come la pioggia di marzo.
E ripetetelo, ai distratti ed agli agnostici, che siamo una razza a parte, dura, tenace, orgogliosa, che veniamo da una scuola antica che ci ha trasmesso le grandi lezioni del coraggio, della tenacia, dell’onore e della fedeltà. Una Scuola in cui, prima d’ogni cosa, ci hanno insegnato a non contarci mai prima di metter mano a ciò che “deve” essere fatto.
Per questo, come la gramigna, non ci hanno mai potuto estirpare. Per questo, come le nuvole del cielo, non hanno potuto farci scomparire.
E un giorno pioverà. Dite pure questo e siatene certi. Pioverà a dirotto. E fango, polvere, sporcizia e brutture saranno spazzate
via.
Dopo, i semi a lungo sepolti nel buio, potranno germogliare ancora. E mille fiori torneranno a sbocciare sulla nostra terra antica.
Guido Virzì.