L’Italia è una per volere divino. Potranno gli uomini separare ciò che gli Dei hanno creato?
Quando parliamo di Italia non ci riferiamo alla attuale conformazione politico-geografica, alla quale peraltro mancano territori illegittimamente sottratti, nè ad entità istituzionali, l’ultima delle quali non riconosciamo, essa essendo nient’altro che una colonia governata da servi e sottoservi, i quali si contendono il potere con schiere di aspiranti servi ed aspiranti sottoservi.
L’Italia non nasce, semmai riemerge, nel diciannovesimo secolo, e non corrisponde a criteri giacobini di convivenza e definizione degli strumenti atti a sigillare l’unità dei popoli italici.
Il Pater Patriae italiano è Ottaviano Augusto, e l’unità italiana, sancita in età imperiale, costituisce un valore magico e giuridico-sacrale, che pone la nostra Patria al centro degli equilibri cosmici, secondo i criteri di una Scienza Sacra che sorregge i destini umani e che vola alta e distante da ogni dimensione geo-politica, che, semmai, ne rappresenta solo un riflesso.
Nessun ricordo del nostro passato vissuto in condizioni di “separazione” è illegittimo: anche la Storia degli Stati pre-unitari, nei lunghi secoli di divisione, è pregna di valore: morale, giuridico, artistico. Magnificare il passato italiano è un dovere oltre che un diritto. La grandezza italica, ieri come oggi e come sarà domani, è il frutto di secoli, millenni di splendore, di pagine oscure, certo, ma anche di esempi di rinascita perenne, costituenti l’unicum universale che caratterizza i popoli e le terre che attorno all’immortale Roma crearono il Centro Divino irradiatore di ordine ed armonia.
Partecipare di piccole dispute amministrative ed economiche, tutte interne ad equilibri dettati non da liberi popoli, ma da oligarchie tecno-finanziarie e massoniche apolidi al servizio di potentati stranieri, significa voler dimenticare l’antica fratellanza ed unione profonda che, anche recentemente, forze superiori vollero destinare a compiti civilizzatori e di rinascita per l’Europa ed il mondo intero.
Questa prospettiva non nega gli attuali squilibri, le evidenti iniquità, che a vario titolo e con diversa prospettiva, colpiscono le nostre popolazioni. Ma possono due fratelli litigare per questioni economiche, mentre un potente nemico già da tempo marcia contro di loro per ottenerne la definitiva distruzione identitaria, spirituale, culturale, linguistica e finanche fisico-tipologica?
Possiamo noi dedicarci a conteggi tributari, su tasse di origine usurocratica, illegittime, anti umane, frutto di una visione del mondo liberale e marxista, mentre tutto intorno a noi si agita per distruggerci e ridurci in schiavitu?
E quali parole potranno germinare dalle nostre labbra per incarnare i principi di rinascita e libertà che albergano nei nostri cuori e che nutrono le nostre speranze? Padania, Repubblica di San Marco, Regno delle due Sicilie, Sardegna Nazione, Repubblica del Sannio o Sicilia Indipendente?
Tutto ciò appartiene all’agone creato dai nostri nemici, che osservano con soddisfazione l’efficacia della loro trappola, ridendo di noi e delle nostre divisioni e piccole rivendicazioni borghesi e materiali.
Esistono parole che non vanno profanate, essendo esse destinate ad incarnare, ancora una volta e per sempre, i nostri ideali di libertà e di rinascita. Solo esse trasportano attraverso il tempo, indelebili, inattaccabili, la memoria dei nostri Antenati e l’identità profonda che ci permette di essere uomini degni.
Imprimiamole nella nostra mente e custodiamole nel cuore:
Roma, Italia.
Senza di esse nulla di grande si potrà nuovamente realizzare.
Patria.
Francesco Di Marte