L’unico modo per riallacciarsi alla Tradizione è quello di seguire la via della Tradizione particolare che ci è propria per Sangue e per Suolo, la Tradizione della terra patria.
Non v’è possibilità di uscire da questo ambito, anche se ogni forma tradizionale tende all’unico scopo dell’Uomo su questa terra: la riconquista di se stesso.
Il Simbolo è veicolo di verità altrimenti incomunicabili, perchè trascendenti in toto il mondo della consapevolezza mentale; simbolo che solo se già presente nel sangue del “recettore” può destarsi, divenir dinamico, permettendo il risvegliarsi del ricordo nell’uomo in questione.
Ancora, è puro ateismo – veicolato da presunzione ed ignoranza – pensare di poter entrare in contatto diretto con il Nous, l’Uno, il Dio Sconosciuto degli Antichi Padri, senza prima giungere al punto da potersi identificare con esso.
La manifestazione ha le sue leggi, la sua armonia, le sue gerarchie ontologiche che vanno ripercorse verso il centro, prima di poter giungere ad esso. E’ solo entrando in contatto con gli Dei del proprio Sangue e della propria Terra che l’uomo può tentare di ripercorrere verso l’alto il cammino che fu della sua discesa nel mondo. Dei del sangue e della Stirpe, Dei delle terre in cui questo sangue e questa Stirpe sono riusciti ad incarnarsi e che sono realtà vivente, anche se non fisica. Vivente e vibrante potenza prossima alla Natura profonda dell’uomo che, volendo, può usarla come ponte verso altre forme della Realtà.
Lo stesso Numa, come ci tramanda la leggenda, per entrare in contatto con la dimensione degli “Dei Velati” dovette ricorrere ai buon uffici di Pan e di Silvano, che seppe costringere ad agire per lui con le arti sacerdotali che profondamente possedeva.
Tutto un lavoro di purificazione e rettificazione interna va compiuto prima di poter operare, anche solo con la dimensione più prossima alla nostra realtà corporea: il resto è fola, finzione, pio quanto assurdo desiderio; più sfogo evasionistico consolatorio che altro.
Ricordando poi che la Tradizione, per le terre italiche è quella di Roma, che assorbì ed assimilò nel proprio vivente apparato sacrale le forme e la via delle diverse Stirpi che Essa costituirono o che in Essa confluirono. Appare parimenti “evasionistica” la moda di rifarsi a “tradizioni locali” in contrapposizione a Roma: uno è il Genio Italico, uno è il “paganesimo” italico, pur nella differenziazione delle forme locali – ma non nella sostanza; unico è il Nume Sacro cui le Genti italiche posson tentare di riconnettersi, qual che sia l’area stanziale, qual che sia il confluir del Sangue d’altre Stirpi del ceppo indo ario.
Ricordiamo che il vero Simbolo non è d’origine umana così come non è umana l’origine della Stirpe: v’è una comunanza profonda fra essa ed i suoi Simboli, così come con i Simboli del ceppo razziale cui essa appartiene. Al di fuori di questo non v’è possibilità di risonanza né di contatto. Questo riguardo alle scelte “esotiche” per riconnettersi alla Tradizione.
Tratto dalla rivista “Mos Maiorum”.